- Accendere dei ceri in chiesa per far sì che il COVID non mi venisse di sabato oppure di domenica, perché avrei dovuto ricorrere alla guardia medica che non mi conosce.
- Informarmi su quali farmacie in zona effettuano i test certificati, e tra queste, separare quelle che li fanno al mattino e quelle che li fanno al pomeriggio, perché non conoscevo ancora l’orario al quale mi sarei ammalato.
- Chiedere al centro di distribuzione dei farmaci ospedalieri, che ho imparato a essere a Ospedaletto, se erano forniti di Paxlovid, perché ovviamente le farmacie non ne hanno più pronti.
- Chiedere al mio medico se prevedeva di andare in vacanza nei prossimi giorni e, in questo caso, pregarlo di lasciare un messaggio al sostituto.
- Ai primi sintomi, che per me sono stati mal di gola durante la notte, prepararmi psicologicamente a correre fino alla farmacia comunale per farmi fare il test certificato.
- Lottare contro l’infermiera che, a quanto pare, non ne aveva mai fatto uno prima e non sapeva inserire i dati nel sistema sanitario.
- Ritornare di corsa in auto prima che mi venisse la febbre dal mio medico, che mi diceva che la ricetta per il Paxlovid deve essere fatta di carta e quindi dovevo ritirarla di persona.
- Fare il giro di telefonate in un paio di farmacie per capire quale avrebbe potuto farmela avere prima.
Questa è la breve storia stressante, conclusasi a lieto fine, di un uomo che dalle parti di Cenaia sapeva di essere stato a contatto col virus del COVID. Aggiornato a Maggio 2025