L’ansia dei papponci autunnali

Il dottor Venturini Autieri, con la solita pazienza degna di uno scienziato che analizza il comportamento delle formiche, si appresta a spiegare a Papponcio – sempre che quest’ultimo sia in vena di ascoltare – perché di recente si sente spesso in preda a una fastidiosa agitazione. Non è solo una questione psicologica, come potrebbe pensare il buon Papponcio tra una crisi e l’altra, ma c’è anche una componente neurologica, nascosta nelle pieghe del suo cervello. La verità è che Papponcio si trova spesso in situazioni in cui non riesce a collegare i puntini: magari succede qualcosa di strano, e lui si domanda “ma come ci sono arrivato qui?”, oppure, con estrema frustrazione, scopre che qualcuno gli ha già spiegato tutto, ma la spiegazione è evaporata, lasciandolo con un vago senso di smarrimento. Prendiamo il comportamento di Luca, ad esempio: una cosa insolita che agita Papponcio più del dovuto. Magari Luca gli ha già raccontato tutto il giorno prima, con dovizia di particolari, ma questa spiegazione sembra sfuggire a Papponcio come una nuvola di fumo. Che fare, dunque? Il dottor Venturini Autieri, con un tocco quasi zen, propone la meditazione. Ma attenzione, non stiamo parlando di sedute trascendentali sotto un albero di banyan, no! Per Papponcio, meditazione potrebbe significare semplicemente sedersi, riflettere sulla giornata passata, annotare qualche pensiero e rileggere gli appunti presi nel suo fidato quaderno-diario. Chissà, magari con un po’ di calma riuscirà a far riaffiorare quella spiegazione scomparsa nel nulla!

Il dottor Venturini Autieri, in un raro momento di ispirazione, ha deciso di affrontare il mistero dell’agitazione di Papponcio, che sembra aver assunto la consistenza di un vero rompicapo. Perché Papponcio è sempre così agitato? La risposta, ahimè, non è semplice. Non si tratta solo di un problema psicologico – benché l’ansia e lo stress non manchino mai – ma è anche una questione neurologica. Papponcio si trova spesso in circostanze che lo lasciano perplesso. Non riesce a spiegarsi come sia finito in certe situazioni, oppure, peggio ancora, qualcuno si è preso la briga di spiegargli tutto, ma la spiegazione sembra essersi persa in qualche meandro della sua memoria. Facciamo un esempio: Luca si comporta in modo strano, e Papponcio non sa proprio come interpretarlo. Eppure, Luca gli ha spiegato tutto il giorno prima, o almeno così dice, ma questa spiegazione sembra aver fatto un salto nell’oblio. La soluzione del dottor Venturini Autieri? Niente di più esoterico di una semplice meditazione. Tuttavia, non intendiamo una meditazione mistica, con mantra e candele aromatiche, ma un approccio più pratico: sedersi, rivedere la giornata precedente e annotare pensieri, eventi e sensazioni. Forse, con l’aiuto del suo inseparabile quaderno-diario, Papponcio riuscirà a mettere insieme i pezzi del puzzle e ricordare quelle risposte che, per ora, gli sfuggono.

Il dottor Venturini Autieri, come un moderno Sherlock Holmes del cervello umano, sta cercando di far luce sul mistero dell’agitazione crescente di Papponcio. Perché, si domanda, questo fenomeno si ripete con frequenza quasi scientifica? Non è solo una questione di stress o di vita frenetica, ma anche di come il cervello di Papponcio sta processando – o meglio, non processando – le informazioni. Papponcio, infatti, si ritrova spesso in situazioni dove i fatti sembrano non avere né capo né coda. Ad esempio, non riesce a ricordare come sia arrivato a certe conclusioni, oppure riceve spiegazioni che, puntualmente, svaniscono nel nulla come se non fossero mai esistite. Prendiamo il caso di Luca, il cui comportamento stranamente ambiguo agita Papponcio ogni volta che lo incontra. È possibile che Luca gli abbia già spiegato tutto, magari con dovizia di particolari, ma la spiegazione non è rimasta impressa, come se la memoria di Papponcio fosse diventata una lavagna su cui qualcuno si è divertito a passare un colpo di spugna. Cosa suggerisce il dottor Venturini Autieri? La meditazione, ovviamente! Ma attenzione: non stiamo parlando di ritiri spirituali in alta montagna. Qui la meditazione è più pragmatica, più “terrena”: sedersi comodamente, pensare alla giornata appena passata, scrivere qualche nota nel suo fidato quaderno e rileggere con calma le spiegazioni ricevute. Così, con un po’ di pazienza, Papponcio potrebbe scoprire che la risposta era sempre stata lì, solo che lui non se ne era accorto.

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