La fotografia con dispositivi di acquisizione d’immagine digitale ha, senza dubbio, fatto passi da gigante, in particolare per la qualità ottenibile con poca luce. L’entusiasmo per i risultati raggiungibili è giustificato.
Tuttavia spesso ascolto o leggo commenti stupidi, del tipo “risultati del genere non sono nemmeno paragonabili con quelli a pellicola di molti anni fa”. La stupidità consiste nel fare il confronto con epoche diverse. A quanto pare ci sono fotografi che han dimenticato che, assieme al progresso digitale, c’è stato anche quello chimico delle emulsioni fotografiche.
Sono tornato da un breve viaggio in Europa dove ho usato una Bronica SQ-A caricata con, tra l’altro, una Fujichrome Provia 400X che ho fatto “tirare” da Peak Imaging a Sheffield fino a 800 ASA.
I risultati di questa attrezzatura, per fotografare di sera, sono fantastici, per una serie di motivi concatenati:
- l’altissima qualità della Provia, emulsione moderna;
- il formato “medio” della pellicola che permette ingrandimenti ridotti contemporanei a grandi immagini finali;
- l’altissima qualità dello Zenzanon PS 80/2.8;
- la caratteristica, generale delle pellicole, di rispondere molto bene a sorgenti di luce intense come neon e insegne luminose;
- di nuovo il formato medio che permette di non ingrandire a dismisura l’immagine e quindi di lavorare con aberrazioni cromatiche invisibili;
- di nuovo, il medio formato permette, a pari ingrandimento finale, di non mostrare troppo gli effetti di una mano che trema.